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SHINE ON YOU CRAZY DIAMOND - Continua a brillare pazzo diamante

Era il settembre del 1975, dopo i numerosi album pubblicati e le consacrazioni di “The Dark Side of the Moon” e del film-documentario-concerto “Live at Pompei”, - progetto ideato principalmente per diventare una sorta di anti-Woodstock con l’anfiteatro completamente vuoto, il silenzio e la musica, significativi almeno quanto, se non di più, una folla di un milione di persone - che i Pink Floyd (nome che deriva dai bluesmen Georgia Pink Anderson e da Floyd “Dipper Boy” Council, entrambi presenti nella collezione discografica di Roger Keith “Syd” Barrett) escono con l’ennesimo successo intitolato “Wish You Were Here”, secondo concept album della band.


Era il 5 giugno del 1975 quando i Floyd stavano registraziondo un ultimo mixaggio del brano “Shine On You Crazy Diamond”. Ed è proprio in quell’occasione che è apparso un figuro calvo, grasso e con fare apparentemente da matto. Per David Gilmour, Roger Waters, Richard Wright e Nick Mason ci volle un po’ per capire che era proprio il loro ex compagno, oltre ché fondatore del gruppo… Syd Barrett che si palesava dopo tanti anni. Sembrava quasi un segno del destino: “Shine On You Crazy Diamond”, infatti, viene considerata una vera e propria lettera d’amore dei Floyd verso il leggendario chitarrista e icona dei primi album. Proprio in questo brano, con metafore e analogie psichedeliche, si fa riferimento ad uno splendido “diamante pazzo” che ha vissuto una straordinaria giovinezza e a cui si augura il meglio:


You were caught on the crossfire of childhood and stardom

Blown on the steel breeze.

Come on you target for faraway laughter,

Come on you stranger, you legend, you martyr, and shine!


Sei stato beccato tra il fuoco incrociato dell’infanzia e la celebrità

Soffiato dalla brezza d’acciaio.

Vieni, obiettivo di lontane risate

Vieni, straniero, leggenda, martire, e brilla!


Però nemmeno l’ascolto del brano ha scalfito l’apatia di Syd. Solo alcuni complimenti, ma niente di più, prima di uscire di scena nuovamente e tornare nell’anonimato.


Riguardo a “Shine One You Crazy Diamond” si può azzardare che, musicalmente e liricamente, sia il pezzo singolo meglio riuscito ai Pink Floyd, almeno da quando il suo protagonista se ne era andato.


Giovanni Beltramini


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